Growth Hacking: hai sentito i tuoi colleghi usare questa parola più di una volta nelle loro conversazioni. E continui a chiederti che cosa voglia dire e chi sia il Growth Hacker?
Se non vuoi restare escluso dal gruppo e vuoi toglierti ogni dubbio, devi assolutamente leggere questo articolo. Ti parlerò del significato di Growth Hacking, di cosa fa per le aziende e di quali sono le competenze di un growth hacker.
Che cos’è il Growth Hacking
Il growth hacking è un campo relativamente nuovo del marketing, 100% dedicato alla crescita. Tutto è iniziato con lo sviluppo delle startup.
Peculiare caratteristica di questa fase societaria è infatti la ricerca di una crescita massiccia in poco tempo e con budget limitato. Quando il growth hacking ha iniziato a funzionare per le startup, anche le grandi aziende si sono spinte ad utilizzarlo.
Quando si è iniziato a parlare di growth hacker?
Negli Stati Uniti si parla di growth hacking già da tempo. In Europa la sua diffusione è piuttosto recente. Il numero di ricerche della parola growth hacking è cresciuto notevolmente dal 2013 fino ad oggi.
Solo da poco le aziende hanno dimostrato interesse verso l’argomento. Ultimamente, si parla di growth hacking di continuo, soprattutto associandolo al Digital Marketing.
Imprenditori, HR manager, Head hunter aziendali sono alla continua ricerca di profili dedicati al growth hacking. Poter collaborare con un profilo di questo tipo è infatti un modo per incrementare vendite e fatturato in tempi brevi. Nonostante molti ignorino ancora cosa significa growth hacking e chi siano i growth hackers.
Che cosa si indica con il termine growth hacking.
Il growth hacking è un processo di rapida sperimentazione condotto attraverso una serie di canali di marketing per individuare i modi più efficaci per far crescere un business.
La definizione è stata coniata da Sean Ellis, padre del termine growth hacking e autore delle linee guida principali sulla figura professionale del growth hacker.
Più avanti ti racconterò la sua storia.
Come ti dicevo sopra, un esempio di growth hacking è quello relativo alle startup. Quando si crea un business da zero, spesso mancano tempo e denaro per sostenere campagne marketing a lungo termine. Il growth hacking verifica rapidamente e con budget limitato se le ipotesi di investimento sono corrette e identifica l’azione decisiva per far crescere la tua attività rapidamente.
L’obiettivo delle strategie di growth hacking è generalmente quello di acquisire il maggior numero possibile di utenti o clienti spendendo il meno possibile.
Ti stai chiedendo come lavora un growth hacker? Chi fa growth hacking lavora da solo o in team? Entrerò nei dettagli di questo aspetto più avanti.
Ti anticipo che chi fa growth hacking spesso si inserisce in un team di marketing. Con lui lavorano sviluppatori, ingegneri e product manager. Figure che si focalizzano sulla costruzione e il coinvolgimento della base di utenti di un’azienda. Ma vedremo più avanti questi dettagli. Voglio che tu capisca meglio l’importanza dell’attività di growth hacking.
Da dove deriva il termine Growth Hacking?
Il termine growth hacking è composto da due parole inglesi. Growth significa crescita mentre hacking deriva dal verbo to hack, attaccare, violare, accedere illegalmente. La parola Hacker ha assunto nel corso degli anni svariati significati.
Probabilmente ti starai chiedendo a cosa ci si riferisca quando lo si abbina al termine Growth. Con questo esempio lo capirai facilmente.
Queste sono 3 definizioni distinte che contengono il termine “hacker” e che assumono un significato diverso a seconda della parola a cui vengono accostate:
Ingenious Hacker: questo termine viene accostato a persone smart, intelligenti e con un’ottima inventiva. Spesso utilizzano tutto quello che è a loro disposizione per creare soluzioni efficaci e poco dispendiose che altrimenti non verrebbero sfruttate da altre persone. I processi di crescita di una startup non sono sempre ovvi e ci vuole creatività e progettazione.
Software Hacker: ingegneri del software che applicano soluzioni tecnologiche per ottenere la maggior parte dei loro risultati. I Growth Hacker utilizzano software, database, API e tool di automazione per far crescere in fretta un business.
Detto ciò, non è necessario che siano dei bravi programmatori ma che capiscano fino in fondo l’utilità delle tecnologie che ci circondano e conoscano quel minimo di principi di programmazione per poter coordinare chi il codice lo scrive realmente. I prodotti sono ormai basati sulla tecnologia, quindi padroneggiarla sarà fondamentale per la crescita.
Illegal Hacker: Hacker è anche usato per descrivere comportamenti illegali volti ad accedere in maniera non autorizzata ai sistemi informativi o banche dati. Il Growth Hacker non ha obiettivi di questo tipo. Al massimo, può spingersi a tentare di scovare delle falle nei sistemi in modo da poter far leva su di essi con strategie per la crescita della startup.
Cosa fa il growth hacking per le aziende?
Per comprendere ancora meglio il significato del termine growth hacking ti serve sapere quello che svolge effettivamente all’interno di un contesto aziendale.
Il Growth Hacker può lavorare con i responsabili del settore marketing di un’azienda, aiutarli a scegliere le strategie di marketing, sviluppare nuovi canali di lead generation. Un Growth Hacker incide sulla supervisione del sito web e sui sistemi di marketing automation per la creazione di traffico e conversione.
Tutte queste attività hanno un unico obiettivo fondamentale: migliorare il coinvolgimento dell’utente e ad aumentare il CRO (il Conversion Rate Optimization) dell’azienda.
Aumentando visite e conversioni, il Growth Hacker genera più guadagni per l’azienda per cui lavora. È una figura indispensabile per una società, che sia grande o piccola.
Alcuni considerano il growth hacking parte dell’ecosistema del marketing online. Questo perché in molti casi i growth hacker utilizzano tecniche di digital marketing.
In una visione più ampia, il growth hacking si inserisce in un progetto di analisi dei siti web. Il growth hacking punterà a migliorare la SEO del sito e ottimizzare gli articoli relativi al brand e all’azienda per il posizionamento sui motori di ricerca. Ma non solo.
La Search Engine Optimization è solo una delle tante attività di marketing digitale che possono essere svolte da un growth hacker. Lavorerà per migliorare l’esperienza del cliente, che sia un mercato b2c o b2b. Ci sono tantissimi esempi di campagne di growth hacking dedicate al business-to-business (b2b).
Ad esempio, in ottica di miglioramento del marketing funnel, le attività di growth hacking possono focalizzarsi su creazione di content marketing persuasivo, campagne di A/B testing condotte su email marketing, oppure test su particolari campagne di advertising online.
Questo non significa che tutti gli esperti di marketing abbiano le competenze necessarie per fare growth hacking. Tra i due ambiti ci sono sottili differenze. Le capacità di azione nel growth hacking sono più pragmatiche e volte a una rapida analisi del ROI. Lo scopriremo più avanti.
Chi sono i Growth Hacker?
Come ti ho accennato sopra, il Growth Hacker è colui che si occupa di portare miglioramenti in un’azienda a 360°. La sua attività verticale si concentra su determinati aspetti, in base alle sue competenze e alle esigenze che l’azienda per cui lavora gli richiede.
Il tipico growth hacker si concentra spesso sulla ricerca di alternative più intelligenti ed economiche del marketing tradizionale. Utilizzare i social media, il marketing virale o la pubblicità targetizzata invece di acquistare pubblicità attraverso i media tradizionali come radio, giornali e televisione.
Un growth hacker è anche dotato di nozioni di programmazione e di una buona immaginazione che gli consente di sviluppare strategie innovative, economiche e di successo.
Il product development influenza fortemente la mentalità di un growth hacker. I brevi cicli di sviluppo condotti con test sugli utenti sono una caratteristica preminente.
Ricordati che i growth hacker sono in continua evoluzione, sempre alla ricerca di nuovi strumenti e strategie che permettano di generare il maggior numero di conversioni e azioni. Come ti ho detto, aumentare le vendite.
Gli obiettivi del Growth Hacking
Direttori marketing e product manager potrebbero non essere nuovi alla mentalità del growth hacking. Crescita e acquisizione di nuovi clienti non è certo una novità per le aziende.
Chi non si concentra su crescita e acquisizione di nuovi clienti nel marketing? Tutti sanno che ottimizzare il tasso di conversione fa parte del processo di vendita tradizionale.
Differenza tra marketing tradizionale e growth hacking
Allora dove sta la differenza tra marketing tradizionale e growth hacking?
Il Growth Hacker non sostituisce il termine Marketer, bensì rappresenta un ruolo diverso, seppur della stessa area operativa. La novità è che spesso la filosofia del growth hacking, anche se conosciuta dalle aziende, non è applicata. Questo perché i metodi di lavoro avanzati utilizzati growth hacking sono spesso ignorati.
L’approccio e la mentalità del growth hacking sono fondamentali perché totalmente indirizzati ad obiettivi di crescita.
L’obiettivo principale del growth hacking è di far impennare le vendite dell’azienda per cui lavora. Per questo motivo investe risorse in iniziative e in progetti dedicati a portare quanti più clienti possibili. Specialmente nell’ambito del digital marketing questo aspetto è molto importante.
Il processo logico è quello di innescare dei micro-test con le risorse a disposizione, analizzare i risultati e il possibile ritorno e applicarlo a un target più ampio così da creare un effetto amplificato.
Come si muove un esperto di growth hacking
Un esperto che sappia ottimizzare pagine social, sito web e contenuti è indispensabile per ottenere più visite, convertire i visitatori in clienti e ottenere maggiori conversioni all’obiettivo. Ottimizzare ogni singolo aspetto del marketing aziendale è la sua priorità.
Coloro che sono specializzati nel growth hacking utilizzano vari tipi di marketing e iterazioni di prodotti per testare rapidamente copy persuasivi, e-mail marketing, SEO e strategie virali, tra gli altri strumenti e tecniche, con l’obiettivo di aumentare i tassi di conversione e ottenere una rapida crescita della base di utenti.
Qual è la mentalità di chi fa growth hacking?
Per essere un growth hacker quello che conta su tutto è il mindset. Ovvero la mentalità con cui si affrontano i problemi e si cercano eventuali soluzioni. È il mindset che spinge il growth hacker alla ricerca dei modi migliori per raggiungere il target al minor costo possibile. Questo soprattutto grazie ad un sapiente utilizzo dei dati.
Il growth hacker punta a cercare di ottenere il massimo dal prodotto, dalle campagne pubblicitarie sui social e sul web, impiegando delle strategie marketing create appositamente con quello scopo. Ma non esiste nel growth hacking attività, tecnica o strategia che non presuppone un’analisi statistica dei dati a conclusione di essa.
E non sempre la sua attività si ferma al marketing online. Un Growth Hacker ha come obiettivo quello di far crescere l’azienda in modo che possa assumere maggior consapevolezza delle proprie potenzialità.
Il growth hacking è particolarmente diffuso nelle startup, quando l’obiettivo è trovare prodotti / market-fit o raggiungere una rapida crescita nelle prime fasi di lancio di un nuovo prodotto o servizio sul mercato.
Le principali attività di growth hacking
Per capire meglio cosa si intende con growth hacking, scoprire quali tecniche e strategie vengono utilizzate ti sarà d’aiuto.
Come ti ho detto prima, il growth hacking si concentra sulla riduzione dei costi di acquisizione dei clienti e sulla loro sostenibilità a lungo termine. In generale, la maggior parte delle strategie di growth hacking rientrano in tre aree principali:
- Content marketing
- Product Marketing
- Advertising
In particolare, il growth hacking è una combinazione di marketing, programmazione e service design in grado di individuare i metodi più efficaci per far crescere il proprio business, attraverso tecniche di SEO, SEM, Email Marketing, attività sui Social Network e A/B testing.
Come il growth hacking sfrutta i canali di crescita di un’azienda
I growth hackers cercano di emulare la crescita virale di startup come Facebook, Groupon, Linkedin, Airbnb e Pinterest. Il caso studio più citato quando si parla di growth hacking è quello di Hotmail con la famosa CTA “PS: I love you. Get your free e-mail at Hotmail”. Ma te lo racconterò più avanti.
Il metodo dei growth hacker
Per affrontare la mancanza di budget ed esperienza nel settore, i growth hacker approcciano il marketing concentrandosi su innovazione, scalabilità e connettività degli utenti.
Il growth hacking non separa la progettazione e l’efficacia del prodotto dal marketing. I growth hacker cercano di inserire nel prodotto stesso la sua potenziale crescita. In primis l’acquisizione di utenti, l’onboarding, la scalabilità della monetizzazione, la fidelizzazione e la viralità.
Devi comunque sapere che fare growth hacking non è sempre gratis. Ad esempio, TechCrunch ha condiviso diversi hack di crescita, spiegando che il growth hacking è senza dubbio un metodo efficace ma non miracoloso.
Il fulcro del metodo del growth hacking è l’attenzione incessante alla crescita in quanto unica metrica che conta davvero.
Cosa si intende con connettività degli utenti? Le aziende che hanno avuto successo con metodi di growth hacking, di solito hanno sviluppato un sistema virale naturalmente integrato nella fase di onboarding.
I nuovi clienti in genere vengono a conoscenza del prodotto o del servizio attraverso la propria rete e, utilizzando il prodotto o il servizio, lo condividono a loro volta con le loro connessioni. Questo ciclo di consapevolezza, uso e condivisione del prodotto o servizio, innesca una crescita esponenziale per l’azienda.
Pirates Funnel, Pirates Metrics e growth hacking
Dave McClure, fondatore di 500 startup e punto di riferimento nel mondo del growth hacking, ha ideato il Pirates Funnel, il funnel di marketing dei pirati. Questo funnel, simbolo dell’atività di growth hacking, è un processo a fasi che permette di analizzare caratteristiche ed eventuali punti deboli del proprio business.
Attraverso delle metriche specifiche (Pirates Metrics) è possibile focalizzare gli step necessari a condurre i visitatori o gli utenti di un sito, un’app, un prodotto, fino alla conversione
Cosa sono quindi le Pirates Metrics? Si tratta di 6 indicatori di performance o KPI (Key Performance Indicators) riassunti nell’acronimo AAARRR, proprio come il verso di un pirata all’arrembaggio:
- Awareness (consapevolezza): il momento in cui la persona scopre per la prima volta la tua azienda. Caratteristica del primo contatto è quella di essere superficiale. Ci troviamo ancora all’ingresso del funnel di vendita (definito anche TOFU, Top Of Funnel).
- Acquisition (acquisizione): segna il momento in cui la persona viene univocamente tracciata e distinta dagli altri utenti. In genere tramite registrazione al sito o servizio (dato di partenza per individuare il canale di Marketing aziendale più efficaci);
- Activation (attivazione): gli utenti cominciano a usare il prodotto: registrarsi ad un servizio non significa essere utilizzatori attivi. Prima di investire in nuove acquisizioni è importante concentrarsi sull’attivazione per capire se sviluppare nuove features di prodotto;
- Retention (ritenzione): fase che si concentra sul ritorno abituale dell’utente sulla piattaforma o del cliente alla ripetizione dell’acquisto. Anche in questo caso è fondamentale capire le tendenze di utilizzo del prodoto (uso quotidiano, settimanale, mensile, ecc.);
- Revenue (ricavi): è il momento magico per cui hai lavorato a lungo: l’acquisto. È cruciale per evitare di soffermarsi sulle “vanity metrics”. A questo punto del funnel è importante monitorare metriche come costo per acquisizione/azione, lifetime value dell’utente, average revenue per utente.
- Referral: capire quale canale di marketing è più efficace dal punto di vista del ROI. Trovare il giusto referral permette di crescere la base utenti in modo esponenziale. La sfida in questo ultimo step è di mantenere l’interesse del nuovo cliente e trasformarlo in follower appassionato.
Progettare un modello Freemium per fare growth hacking
Le startup, e soprattutto le startup tecnologiche che offrono un software come servizio, spesso offrono una prova gratuita del prodotto, in modo da incoraggiare a iscriversi al servizio e poi convertire il cliente in un momento successivo. Questa strategia è al centro del modello di business di un growth hacker.
Onboarding
È il momento di benvenuto del potenziale cliente nel percorso di business dell’azienda. Spesso viene progettato tramite email marketing. È importante pianificare i vari passaggi e i vari eventi che permettono o meno di attivare l’invio di una email e quindi di attivare un’azione push verso il cliente.
La cohort analisi del growth hacker
L’analisi cohort è una tecnica di analisi dei dati molto diffusa nel growth hacking. Si tratta di un tipo di segmentazione basata sulla variabile tempo per capire il comportamento dei consumatori durante un processo di conversione o una particolare campagna adv.
Perenne miglioramento e ottimizzazione
L’ottimizzazione e il miglioramento continuo dei siti web è stato possibile fin dagli albori del world wide web. L’analisi del file log di un server non è affatto una novità. I colossi tecnologici americani hanno creato appositi team per tenere sotto controllo le evoluzioni del settore.
Recentemente imprese come Amazon, Dell, Expedia e Skype hanno utilizzato un approccio che andava a migliorare i loro canali di marketing attraverso l’utilizzo di tecniche di Growth Hacking.
Anche se queste grandi corporate non possono più essere considerate startup, le tecniche di growth hacking dimostrano quanto siano state di grande aiuto anche per loro.
Che differenza c’è tra un growth hacker e un digital marketing specialist?
La reale differenza tra growth hacking e digital marketing non sta nelle azioni, ma nel mondo in cui esse vengono progettate e applicate. La differenza è nel mindset.
Come ricorda Luca Barboni in un’intervista per Digital Combat Academy, nel “Marketing chi agisce come un growth hacker verrebbe visto come un “genio creativo”. Un’eccezione (anche un po’ una botta di culo?). Nel Growth Hacking invece questa ricerca continua della strategia laterale è proprio il punto di partenza essenziale, e per questo viene messo a sistema.”
I growth hacker e i digital marketer possono usare gli stessi canali e avere profili molto simili, ma le loro ideologie sono diverse.
Mentre i digital marketer si concentrano solo sull’acquisizione e l’attivazione dell’utente, un growth hacker penserà sempre all’intero flusso di vendita del prodotto. Il growth hacker investe tempo nell’ideare nuove strategie e tattiche che generano un potenziale cliente nell’intero marketing funnel.
Oltre a questa differenza di input psicologico, i digital marketing specialist spesso non sono persone con conoscenze tecniche. Il che li porta a dover fare affidamento su sviluppatori, designer e data scientist per implementare le loro strategie.
I growth hacker, viceversa, sono spesso esperti tecnici. Possono sviluppare proprie idee in autonomia perché hanno un background che glielo permette.
Questo porta a pensare che il growth hacking non è per forza una capacità innata dell’uomo. Presuppone anni di studio e specializzazione. E i digital marketer possono sempre diventare growth hacker se hanno una forte mente analitica e tecnica.
Breve storia del Growth Hacking, come tutto ha avuto inizio
I pionieri del Growth Hacking
Sean Ellis ha coniato il termine “growth hacking” nel 2010.
Imprenditore e investitore, Ellis ha lanciato il digital marketing di alcune tra le più importanti aziende della Silicon Valley. Grazie alla sua concezione di crescita di business, sono esplose startup come Dropbox ed Eventbrite.
Oggi lavora come consulente al fianco di imprese come Starbucks e Amazon. È fondatore e CEO di GrowthHackers.com, la più grande comunità online sul Growth Hacking che riunisce oltre 1,8 milioni di utenti da tutto il pianeta.
Per questo motivo Sean Ellis è considerato padre del growth hacking. Viene definito l’OG, il growth hacker per antonomasia. Nei suoi speech definisce il growth hacker come “una persona il cui unico nord è la crescita. Tutto ciò che fa è legato al potenziale impatto sulla crescita e alla scalabilità“.
Andrew Chen, diventato celebre per il suo lavoro in Uber, è stato capace di diffondere il termine growth hacking a una platea più ampia.
Nel suo blog post del 2012 “Growth Hacker is the new VP Marketing” ha spiegato il termine specificando che “i growth hacker sono un ibrido tra marketer e programmatori, persone che studiano la tradizionale domanda “Come ottenere più clienti?” lavorando con A / B test, landing page, fattori virali, e-mail deliverability e Open Graph.”
La seconda “Annual Hackers Conference” organizzata a San Francisco nel 2013 da Gagan Biyani, co-founder di Udemy e Spring, ha sancito definitivamente l’importanza della cultura e dei metodi di lavoro dei growth hacker.
La conferenza ha ospitato imprenditori, investitori e personalità che hanno fatto la storia del growth hacking come Noah Kagan, Keith Rabois, Jack Dorsey e lo stesso Sean Ellis.
Ognuno di essi, nei loro speech, ha sostenuto in che modo le azioni di crescita rapida portano al successo le aziende.
Nel 2015, Sean Ellis ed Everette Taylor hanno creato GrowthHackers, la più grande community al mondo dedicata al growth hacking che ogni anno organizza l’omonima conferenza.
Nel 2015 Meson Pelt, altra figura rilevante del settore, dava la sua definizione di growth hacking su SiliconAngle: “L’obiettivo di qualsiasi marketing dovrebbe essere la crescita sostenibile a lungo termine, non solo un guadagno a breve termine. Il growth hacking riguarda l’ottimizzazione e la generazione di lead. Immagina che il tuo business sia un secchio e che i tuoi lead siano acqua. Chi mai vorrebbe versare acqua in un secchio che perde? È uno spreco di denaro. Ecco perché un vero growth hacker si preoccupa della fidelizzazione dei clienti“.
Nel libro “Growth Hacking: Silicon Valley’s Best Kept Secret” del 2017, Chad Riddersen e Raymond Fong definiscono un Growth Hacker come “una persona altamente intraprendente e un marketer creativo focalizzato unicamente sulla crescita come leva finanziaria e di business“.
Esempi storici di Growth Hacking
Quelli che trovi qui sotto sono esempi che hanno fatto la storia del growth hacking. Sono definiti growth hack e sono le azioni più conosciute che hanno portato un’azienda a incrementare il suo volume in un brevissimo lasso temporale.
Il growth hack di Hotmail
Un primo esempio di growth hacking è stato sperimentato da Hotmail. Il primo giorno del lancio digitale della piattaforma email, il 4 luglio 1996, i suoi creatori Sabeer Bhatia e Jack Smith decisero di inserire questa tagline a conclusione di ogni email inviata con Hotmail: “PS: I love you. Get your free e-mail at Hotmail”. La viralità di questa azione si concretizzò con una crescita di 3000 iscritti al servizio al giorno.
Il caso Air Bnb
Airbnb è riuscita a diventare la più famosa app mobile nel settore alberghiero e hospitality con un growth hack di tecnologia e astuzia. I fondatori, Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk, sono riusciti a entrare in contatto con le persone che inserivano annunci per affitti sui vari portali online.
In particolare sul sito web Craiglist.org web, pubblicando un generatore automatico di elenchi su Airbnb con la funzione “Pubblica su Craigslist”.
La scelta di Ellis in Dropbox
Dropbox è il famosissimo servizio online di file hosting e archiviazione dati fondato nel 2007. L’ingresso di Sean Ellis nel team ha impresso una spinta decisiva alla crescita e diffusione del servizio.
La chiave del successo è stata l’implementazione di un efficiente referral loop system: condividendo un file e invitando nuovi utenti a usare una cartella Dropbox con l’invio di un link via mail da un utente all’altro. Per incentivare il passaparola, veniva offerto uno spazio di archiviazione free in più se il destinatario della email si fosse iscritto a Dropbox.
L’idea geniale di PayPal
PayPal è stata una delle prime aziende a occuparsi di online money transfer. Come è riuscita a diventare così famosa e passare in relativamente poco tempo da startup a corporate?I suoi fondatori, tra cui Elon Musk, fecero una scelta vincente: allearsi con eBay nel 2002.
L’accordo prevedeva di comparire al fianco degli altri player di pagamento online al momento dell’acquisto sulla piattaforma. Paypal offriva anche un bonus in denaro in cambio dell’iscrizione al servizio. Ciò permise in poco tempo di ottenere tantissimi clienti attratti dall’idea di risparmiare sulla transazione eBay.
La popolarità di Twitter
Twitter fu lanciato nel luglio 2006 da Jack Dorsey, Noah Glass, Biz Stone ed Evan Williams. Il primo hack della società di San Francisco è arrivato al South by Southwest Interactive (SXSWi) del 2007, un festival musicale e cinematografico di Austin, Texas.
Nel corso del festival vennero piazzati ben in vista due maxischermi 60 pollici in cui scorreva lo stream dei Tweet pubblici. Questo scatenò una rapida reazione. Centinaia di partecipanti alla conferenza iniziarono a chiedersi cosa fosse Twitter e a seguire gli interventi attraverso i tweet sulla piattaforma. I relatori continuavano a menzionare il servizio di microblogging e il passaparola si propagò a macchia d’olio. Twitter passò da 20.000 a 60.000 tweet al giorno e il team di Dorsey vinse il Web Award Prize.
Il secondo hack di Twitter è la caratteristica insita nel prodotto. Ovvero lo sviluppo di funzionalità che permettono di connettere rapidamente i contenuti degli utenti tra loro. Raggrupparli per specifiche categorie e offrire la possibilità di amplificare la popolarità del tweet.
Questo grazie a tre fondamentali caratteristiche di growth hacking di twitter. L’hashtag (#), il tag (@) e la classifica dei Trending topics.
Growth Hacking, conclusioni
Spero che questa guida al Growth Hacking ti abbia aiutato a capire cos’è e di cosa si tratta. So che non è semplice entrare nella mentalità del growth hacker ma se vuoi farlo, dovrai iniziare a pensare come loro. Questo presuppone un cambio di mentalità a cui probabilmente non sei abituato.
Ti ho illustrato quali sono le metodologie e le principali azioni di growth hacking che guidano i tuoi potenziali clienti alla conoscenza del tuo prodotto o servizio. Abbiamo visto insieme le Pirates Metrics, la cura per l’analisi dei dati, l’approccio allo sviluppo, al test e al miglioramento del prodotto.
Ti ho spiegato la reale differenza tra digital marketer e growth hacker. Ho fatto una breve carrellata degli esempi che hanno fatto la storia del growth hacking, citando le personalità più importanti che hanno contribuito a diffondere questo particolare approccio al business e alla crescita.
Tu come hai deciso di impostare il tuo business? Hai mai pensato di applicare strategie di crescita veloce? O lo stai già facendo?
PS vuoi scoprire come applicare il Growth Hacking a LinkedIn?